L'ETA' DEL REALISMO

Giuseppe Pellizza da Volpedo, Il quarto stato (1901)
Giuseppe Pellizza da Volpedo, Il quarto stato (1901)

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IL REALISMO IN PITTURA

Il termine realismo è quanto mai generico e comprende un atteggiamento comune a molte manifestazioni d’arte. Genericamente indica un riferimento preciso dell’arte alla realtà concreta e visibile del mondo, tendenza che si può accostare a molti stili già applicati nei secoli passati, sia in Italia che in Europa. Specificamente parlando d'Arte, Realismo, è il termine usato per indicare un movimento dell'Ottocento che si contrappone alla Pittura Romantica ed alla Pittura idealista, in voga fra i pittori di allora. Il Realismo Pittorico non si riferisce unicamente allo stile, ma anche al soggetto da ritrarre.I giovani pittori per rompere con i laccioli del Romanticismo, scelgono di trattare temi e soggetti della realtà quotidiana, astenendosi da ogni sentimentalismo. Per i pittori realisti, né la natura, né le immagini di vita, possono avere una qualsiasi idealizzazione, perché,  come afferma Courbet "un oggetto astratto, invisibile, che non esiste, è estraneo all'ambito della pittura". Per gli artisti realisti anche il brutto diventa un elemento in grado di qualificare l'opera d'arte, al contrario del Romanticismo che tendeva a rappresentare solo il bello e l'armonico.

In Francia è nel clima della Rivoluzione Industriale, dell'inurbanizzazione, della miseria del popolo e della nascita del Socialismo, che iniziarono a sorgere le prime teorie del Realismo nelle arti figurative ad opera di Gustave Courbet (1819-1877) e Honoré Daumier (1808-1879). Attraverso le loro opere il Realismo francese assume una posizione di ferma denuncia contro le ingiustizie della società, facendo proprie le rivendicazioni delle masse e partecipando attivamente alla vita politica. Fra questi gli artisti più conosciuti sono Jean-François Millet (1814-1875) e Jean-Baptiste Camille Corot (1796 -1875) che vennero, per il loro equilibrio, accettati anche dalla classe sociale dominante. 

In Italia, la pittura del paesaggio e la riproduzione del vero, anticipa il movimento realista. La pittura "a macchia" era già stata anticipata in alcune opere di tradizione romantica, verista e naturalista. Gli artisti italiani, come gli altri pittori europei, ebbero  il modo di conoscere all'esposizione di Parigi del 1855, le opere realiste di Courbet che mise in fibrillazione i giovani artisti del Caffè Michelangiolo di Firenze e quelli del gruppo della Scuola di Staggia che già lavoravano all'aperto e stavano elaborando e teorizzando il nuovo stile dei Macchiaioli. Di esso facevano parte gli artisti Adriano Cecioni, Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Silvestro Lega, ed altri. Sono artisti accomunati da una comune militanza nelle campagne militari risorgimentali del 1848 e del 1859. E il tema militaristico ritorna soprattutto nella pittura di Giovanni Fattori, che fu l’illustratore principale dell’aspetto militare della unificazione risorgimentale. Da un punto di vista stilistico, quello dei Macchiaioli fu il gruppo più avanzato della scena pittorica italiana. Il loro fu il movimento che più può essere avvicinato a quello degli impressionisti. Nei macchiaioli è però assente la vivacità cromatica e il tocco a virgole tipico degli impressionisti. La loro pittura può essere maggiormente accostata a quella del primo Manet o del primo Pissarro, con la differenza che i pittori francesi prediligono sempre colori puri, mentre nella pittura dei macchiaioli vi sono anche colori terrosi e spenti. I macchiaioli non perdono mai la forma salda tracciata dal disegno. Ciò che aboliscono del tutto è solo e soltanto il chiaroscuro, cercando una pittura che distingue le varie forme in base al contrasto di luce o di colore. Ottennero una pittura dall’aspetto più vero e realistico che, unendosi ai temi di vita quotidiana, permettono di considerare questo come un movimento fondamentalmente realista.