UGO FOSCOLO (1778 – 1827)

 

Si può definire come sradicato, un letterato che non ha radici; è un intellettuale che vive in un momento di transizione e vive la crisi corrente dell'intellettuale che non è più quello che era stato fino a quel momento, cioè l'intellettuale di corte, modello questo non seguito da Foscolo che però non è neanche l’intellettuale tipo dell'800 che si rivolge alle masse ed ha un discorso comunicativo che si rivolge ad un pubblico.

E' il primo esempio di intellettuale borghese, ma senza la borghesia, paradossalmente perchè questa classe manca in Italia.

Abbiamo, in questa fase una crisi perchè non esiste più l'intellettuale di corte, ma neanche quello moderno.

Foscolo cerca di lasciare un ritratto di se stesso, c'è quindi, nella sua Opera, una forte componente autobiografica; tutte le sue opere hanno personaggi e immagini che sono il suo modo di essere.

Proprio perchè in lui abbiamo questo, in gioventù egli scrisse moltissime opere che, però, furono quasi tutte rinnegate; pubblicò ed accettò solo 12 sonetti, 2 odi, un carme "Dei sepolcri", il poemetto incompiuto "Le Grazie" e un romanzo epistolare.

Foscolo, come ogni grande autore, si interroga sul significato della vita e dell'esistenza, è un intellettuale che vive nel dubbio, ma le certezze dell'Illuminismo e del materialismo ateo in lui vanno sgretolandosi; deve trovare così una risposta che riesce a individuare nelle illusioni; secondo lui anche se non vi è niente dopo la morte è importante che l'uomo trovi comunque dei valori su cui basare la sua vita.

 

VITA

 

Nasce nel 1778 a Zacinto, ora chiamata Zante, un’isola greca, allora appartenente alla Repubblica di Venezia.

L'aspetto fondamentale è che lui si trova ad essere metà greco (la madre) e metà italiano (il padre); già la sua nascita lo pone a cavallo tra due popoli e sarà sempre orgoglioso di questo; infatti prima dell'Italiano parlerà il Greco moderno.

Il ruolo della madre nella vitam di Ugo Foscolo è fondamentale; il padre lo perde quasi subito e si lega molto all'altra figura che raggiunge nel 1782 a Venezia; vi rimarrà attaccato anche quando dovrà lasciarla così come la patria che coincide con la figura femminile della madre.

A Venezia Foscolo compie i primi studi e si forma sui classici greci e latini, uno studio classicista come è la sua formazione; alcuni lo ritengono romantico anche se è errato definirlo tale, lo è solo nella sua vita avventurosa. Frequenta il seminario a Spalato, ma non ne è entusiasta; in età giovanissima entra a far parte di alcuni salotti letterari (data la sua vivacità e propensione alla cultura) e lì ha anche una relazione con la nobildonna Isabella Albrizzi; la cosa stupefacente è che Foscolo ha solo 16 anni, mentre la donna ne ha 38; è necessario sottolinearlo perchè, essendo molto attaccato alla madre, Foscolo aveva il complesso di Edipo ed in queste figure femminili – sempre più mature di lui – rivedeva la madre.

Nel frattempo Foscolo matura anche i propri ideali politici (non abbiamo solo una formazione di stampo culturale) che sono di libertà, uguaglianza, fratellanza, cioè ideali patriottici; sono gli ideali della Rivoluzione francese (siamo nel 1796-97) che sono portati in Italia da Napoleone.

Assume quindi come modello Napoleone e ne sarà ferreo sostenitore; fondamentale nella vita dell‘autore è il 1797, quando si ha il Trattato di Campoformio (trattato di pace tra Napoleone che cede Venezia agli Austriaci) quando il Bonaparte viene inviato in Italia per deviare i contrasti in Centro Europa, ma vince una battaglia dietro l'altra, concludendo personalmente un trattato di pace.

Foscolo viene deluso grandemente proprio a causa di questo avvenimento; egli, infatti, aveva forti aspettative dall'esercito napoleonico che vengono tradite; però non c'erano alternative all'epoca per cui egli continua a combattere nell'esercito napoleonico (era infatti ufficiale), anche se vive spendendo nel gioco d'azzardo e con molte relazioni amorose.

Venezia ormai non era più un luogo in cui vivere; Foscolo, pertanto, inizia una sorta di peregrinare, si trova anche a Milano, dove incontra Parini che diventa figura di riferimento, essendo persona razionale, pacata, composta; nonostante la personalità opposta alla sua, Foscolo vi trovava un solido punto d'appoggio.

Conosce anche Vincenzo Monti (ultimo letterato neoclassico) che diviene amico, anche se non viene conservato come tale, dato che Foscolo lo tradirà, instaurando una relazione con la moglie Teresa Pikler.

Foscolo si trova anche a Pavia, dove ottiene una cattedra di Letteratura presto soppressa dal regime napoleonico. Analoga censura lo colpisce quando mette in scena alcune tragedie, esempio l'Ajace.

Passa, poi, a Firenze, dove vive al meglio e qui trova un luogo di tranquillità, ospite di una delle sue amanti, Quirina Mocenni, è qui che compone il poemetto "Le Grazie".

Questo pellegrinaggio continuo ha una fine nel 1814, con la sconfitta di Napoleone prima a Lipsia (1813) e poi a Waterloo (1815), due battaglie che segnano un'altra svolta, perchè Foscolo, pur con questo rapporto ambiguo, aveva sempre seguito il condottiero corso, e dopo questi avvenimenti deve prendere una decisione effettiva e sceglie di andare in esilio, prima in Svizzera, poi in Inghilterra, anche se qua vive in ristrettezze economiche, data la sua precedente vita; in Inghilterra viene assistito dalla figlia Floriana e muore nel 1827, in povertà, in un sobborgo di Londra. Nel 1871 le sue spoglie verranno trasportate a Firenze nel cimitero di Santa Croce.

 

IDEE

 

Foscolo si forma sul Classicismo quindi vi è in lui un amore per la Grecia e per l'antichità, che vede come un luogo della perfezione e un’epoca che è identificata con l'equilibrio.

Questo ideale di bellezza e razionalità si coniuga con l'ideale patriottico di patria e libertà.

Queste idee lo hanno fatto avvicinare al Romanticismo nell'interpretazione di alcuni studiosi, anche se in effetti non lo è perchè innanzitutto non vi aderisce e poi egli è romantico solo nella vita e negli atteggiamenti.

Si parla, a proposito di Foscolo, di illusioni perchè Foscolo ha come aspetto centrale questo sistema; egli prima si interroga sul significato dell'esistenza che non riesce a trovare in Dio; quindi abbraccia le idee legate all'Illuminismo, che però ancora non bastano e allora cerca un suo sistema di religiosità: la religione delle illusioni.

 

Le illusioni sono qualcosa che non esiste, ma dal momento che ci si crede, si dà loro consistenza e questo alimenta le nostre speranze; le illusioni per Foscolo sono tre:

 

–                    La bellezza: s'intende l'ideale classico che ricalca gli schemi neoclassici, egli parla di bellezza rasserenatrice che è però un'illusione perchè non può essere eterna, ad un certo punto sfuma, sparisce e si modifica;

 

–                    La tomba: in sè non vorrebbe dire nulla, soprattutto per chi non è credente. Ma se si crede nell'illusione che nella tomba si crei un rapporto tra vita e morte, allora questo alimenta una specie di colloquio: "la corrispondenza d'amorosi sensi"; di questo si parla nei Sepolcri dove Foscolo sembra comunicare con i suoi antenati e questo fa passare l’illusione alla dimensione della memoria, e del ricordo che è di due tipologie:

individuale: memoria che uno ha di una persona, i sentimenti in questo rapporto e quindi è una memoria di tipo familiare;

collettiva: quando si vedono tombe di personaggi importanti, come Michelangelo, Machiavelli, ecc...che creano un legame per tutti quelli che vi riconoscono un simbolo che non vale solo per i parenti. Parla così dei Grandi, coloro che ci hanno lasciato ideali importanti, la tomba dei grandi eroi.

Però anche la tomba è soggetta ad un progetto di demolizione, anche se dopo secoli e quindi non può aspirare all’eternità.

 

–                    La poesia: è l'illusione più importante, quella che resterà per sempre e ricapitola tutte le illusioni "l’armonia vince di mille secoli il silenzio", batte cioè il tempo perchè attraverso questa possiamo ricordare qualunque cosa.

 

LE ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS

 

È un romanzo epistolare, scritto sotto forma di lettere perchè in Italia il romanzo ancora non c'era, mentre in Francia e in Inghilterra se ne aveva avuta grande fioritura. In Italia c'è ancora la narrativa in versi ed il primo romanzo della nostra letteratura è proprio questo.

Il protagonista è un giovane che scrive lettere ad un amico che le raccoglie e decide di pubblicarle dopo il suicidio di Jacopo (nella finzione narrativa).

Nel 1796 viene scritto il primo abbozzo, ma era un altro tipo di testo con un altro titolo: "Laura lettere"; questa versione viene poi ampliata e arricchita da successive elaborazioni (1798, 1802, 1816, 1817), tra la prima edizione e l'ultima passano quasi vent'anni, quindi non può essere definita come un'opera giovanile, ma è frutto di un lungo periodo di riflessione.

Inoltre Foscolo ha tenuto conto anche di alcuni precedenti: "I dolori del giovane Werter" di Goethe (simile perchè la trama è quasi analoga) e "La nuova Eloisa" di Rousseau. Non è quindi una sua creazione il romanzo epistolare; l'opera contiene la finzione del destinatario (Lorenzo Alderani) e del mittente (Ortis).

Nella vicenda Foscolo si ricollega anche alla storia (infatti Ortis è un giovane patriota che va in esilio da Venezia dopo il Trattato di Campoformio, è proprio questo a far fuggire Ortis dalla sua terra che è stata ceduta) questo elemento è indubbiamente autobiografico. Ortis in seguito si rifugia sui Colli Euganei (territorio veneto) e conosce Teresa, una fanciulla della quale si innamora e dalla quale è a sua volta amato, ma lei è già promessa sposa ad un uomo legato al governo austriaco, Odoardo.

La ragazza, nonostante ami Jacopo, non è disposta a fuggire con lui, ma preferisce seguire la volontà del padre.

Allora Jacopo fugge perchè l'amore è sterile, ma anche perchè quei luoghi non sono ormai più sicuri dal punto di vista politico.

Compie diversi viaggi utili per trovare uno scopo alla sua esistenza, ma in realtà non riesce mai a trovarlo; Ortis incontra anche Parini quando va a Milano; Parini lo fa riflettere e gli fa rendere conto dell'impossibilità di qualsiasi azione concreta per la salvezza della patria, sugli ideali non realizzati, sulla natura dell'uomo che s'illude ed è coinvolto nel processo di morte e rinascita.

Ortis torna sui Colli e si rende conto che non si possono più effettuare azioni utili alla patria; incontra nuovamente Teresa che però è già sposata e quindi anche in amore non può più fare nulla.

In questo momento decide di suicidarsi. Il resto del racconto lo scrive Lorenzo sotto forma di semplici commenti.

 

Temi fondamentali del romanzoLe due passioni della politica e dell'amore sono i temi del romanzo, anche se il primo aspetto è la politica che infatti lo fa entrare a far parte del canone risorgimentale, mentre l'amore non è a lieto fine perchè pieno di ostacoli; i due temi si intrecciano poi con altri temi presenti, ma ancora poco sviluppati: l'esilio, la bellezza rasserenatrice, la tomba e la poesia. L’Ortis ha molti aspetti neoclassici come l'equilibrio, la ricerca di armonia, l’esaltazione dell’arte e della poesia.

 

E' un'opera autobiografica perchè vengono ripresi tanti aspetti di Foscolo, anche se l'autobiografismo è da ridimensionare visto che Ortis non vuole compromessi, ha una concezione molto rigida (bene e male sono separati chiaramente), è molto determinato, mentre la vita di Foscolo non era così: per esempio per Napoleone lui ha continuato a combattere anche dopo il tradimento. Alla luce delle ultime interpretazioni critiche, quella autobiografica è una teoria poco significativa; ancora per fare esempi, Foscolo non arriva al suicidio perchè sa che esistono le illusioni e scrivere è una comunicazione della sua persona; il suo intento infatti è proprio quest'ultimo, la comunicazione nella quale cerca di dare di sè un ritratto positivo (motivo per il quale cancella molte delle sue opere). Inoltre Ortis è solamente una maschera di Foscolo, un suo aspetto, solo una parte e anche nel rapporto con le donne i due sono completamente diversi. Nella "Nota a Didimo chierico" che si trova nella premessa della traduzione di un romanzo, „Viaggio sentimentale“ di Sterne, vi è un personaggio, chiamato Didimo Chierico (il traduttore dell'opera dall'inglese all'italiano) che è un altro aspetto di Foscolo. Tuttti i personaggi delle sue opere sono aspetti della sua personalità, per esempio Didimo sembra un Ortis invecchiato.

 

Per quanto riguarda il ceto al quale si rivolge Ortis sicuramente rappresenta l'intellettuale borghese (una classe che deve prendere l'iniziativa per il miglioramento sociale), ma, all'epoca di Foscolo, non si aveva ancora questa classe e lo stesso Ortis, individualista, sembra più un eroe alfieriano che non si rivolge ad un gruppo con forti ideali, ma resta isolato.

 

Si ha dell’Ortis una pluralità d'interpretazioni:

–                    Tradizionale con Fubini: Ortis è <<una tragedia alfieriana scritta in prosa>>, opera eroica che mette in evidenza l'impegno politico di Foscolo, l'uomo che muore per la sua patria.

 

–                    Rinunciataria di Derla: l'Ortis è un'opera rinunciataria perchè il personaggio non prende decisioni definitive, Ortis è l'intellettuale che non intraprende nessun percorso decisionale e il suicidio è il momento di rinuncia totale. E' un personaggio che ripiega su se stesso ed è, la sua, una condotta opposta a quella tradizionale.

 

–                    Psicanalitica con Amoretti: l’Ortis è un dramma di natura psicoanalitica con schema edipico (personaggi di madre, padre e figlio) in questa interpretazione il figlio è sempre Ortis, il padre è Napoleone e la madre è la patria, ma solo per quanto riguarda il suo lato collettivo. Infatti il dramma si può anche intendere a livello individuale; in quel caso il figlio rimane Ortis, ma la madre è Teresa ed il padre è il signor T, padre di Teresa. Ortis non lo chiama neanche per nome, è una figura negativa, è un uomo onesto, ma rigido, non è passionale ed è visto come un ostacolo.

 

I SONETTI E LE ODI

 

sonetti sono divisibili in due gruppi:

"I sonetti minori" sono i primi otto che sono riconducibili al clima dell'Ortis;

nell'edizione del 1803 l’autore aggiunge gli altri quattro detti "Sonetti maggiori" che sono il vertice della poesia di Foscolo: 

Alla sera

Alla musa

A Zacinto 

In morte del fratello Giovanni.

 

Le odi sono due: „

A Luigia Pallavicini caduta da cavallo“ 

All’amica risanata“.

 

La prima è un gesto galante che il poeta dedica ad una sua amica, realmente caduta da cavallo, confortandola ed augurandole di rientrare presto in società dopo la guarigione. I modelli usati e le stesse modalità d’uso sono arcadici e decorativi.

 

Diverso è il secondo testo, nel quale, dopo una prima parte descrittiva, condotta secondo l’uso dei miti, troviamo una parte riflessiva: Foscolo, attraverso il mito di tre dee, Artemide, Bellona, Venere, esalta l’amica Antonietta Fagnani Arese, reduce da un periodo di malattia, paragonando l’affascinante signora alle tre divinità, un tempo anch’esse donne mortali, poi elevate a divinità dal canto dei poeti. Così sarà dell’amica che il Nostro eleverà a divinità, attraverso la potenza del Canto (→ poesia eternatrice)

 

Analizziamo tre dei quattro sonetti maggiori:

 

A Zacinto

 

Né più mai toccherò le sacre sponde

ove il mio corpo fanciulletto giacque,

Zacinto mia, che te specchi nell'onde

del greco mar da cui vergine nacque

 

Venere, e fea quelle isole feconde

col suo primo sorriso, onde non tacque

le tue limpide nubi e le tue fronde

l'inclito verso di colui che l'acque

 

cantò fatali, ed il diverso esiglio

per cui bello di fama e di sventura

baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.

 

Tu non altro che il canto avrai del figlio,

o materna mia terra; a noi prescrisse

il fato illacrimata sepoltura.

 

 

Il sonetto parla dell'esilio; Foscolo sta cantando l'isola di Zante all'epoca Zacinto, la sua terra natale. La leggenda voleva che in quest'isola fosse nata Venere e Foscolo canta considerando l'isola non solo come terra natale, ma anche come terra ideale. E' un sonetto diviso in due periodi, il primo lungo 11 versi. Abbiamo quindi un forte sbilanciamento tra quartine e terzine, inoltre ci sono evidenti contrapposizioni e riprese. Si confrontano vicende individuali come quella dell'esilio e quella della realtà, vi sono tre figure: Foscolo, Ulisse e Omero. Foscolo è l'eroe che non ritorna rispetto a Ulisse che invece è l'eroe che fa ritorno in patria; Omero è la poesia che rende eterna la persona e canta Ulisse ed il suo ritorno. Tuttavia, rispetto ad Omero, Foscolo è la poesia che canta il non ritorno dello stesso Foscolo.

 

Parafrasi:

 

Io non potrò mai piu’ toccare le sacre sponde dove il mio corpo da piccolo giacque; o Zante mia, che ti rispecchi nelle onde del mare greco dal quale nacque la dea vergine Venere, e rese feconde quelle isole attraverso il suo primo sorriso, motivo per cui l’ alta poesia di Omero non potè non parlare del tuo limpido cielo, e delle avventure di Ulisse per il mare governato dal fato e l’ esilio di colui, bello per la fama e per la disgrazia, che è arrivato alla fine a baciare la sua Itaca piena di pietre. Tu Zacinto non avrai altro che la poesia del tuo figlio, a noi il destino ha ordinato una sepoltura senza lacrime.

Schema:

La descrizione della poesia e’ circolare: si parte da Zante per passare al mare Ionio, a Venere, alle isole, ai poemi omerici, a Omero, a Ulisse e Itaca ed infine ancora a Zante.

Temi Romantici:

Patriottismo, eroe romantico in esilio

Temi Neoclassici:

Presenza di Grecismi e Latinismi (Zacinto), figure mitologiche ( Venere), e Omero

Figure Retoriche:

Perifrasi = V 2 “dove…giacque”

Sineddoche = V 7: “nubi”

Litote = V 6: “non tacque”

Antitesi = V 11: “baciò-petrosa”

 

 

In morte del fratello Giovanni

 

Un dì, s'io non andrò sempre fuggendo

di gente in gente, me vedrai seduto

su la tua pietra, o fratel mio, gemendo

il fior de' tuoi gentil anni caduto.

 

La Madre or sol suo dì tardo traendo

parla di me col tuo cenere muto,

ma io deluse a voi le palme tendo

e sol da lunge i miei tetti saluto.

 

Sento gli avversi numi, e le secrete

cure che al viver tuo furon tempesta,

e prego anch'io nel tuo porto quiete.

 

Questo di tanta speme oggi mi resta!

Straniere genti, almen le ossa rendete

allora al petto della madre mesta.

 

Abbiamo il tema della lontananza del poeta dalla patria ed il sentimento "di gente in gente" che è poi l'esilio; scritto con attenzione al fratello Giovanni; Dionisio è morto suicidandosi e Foscolo immagina un colloquio ideale con la madre nella tomba del fratello.

Questo è  un palese anticipo dei Sepolcri e viene ripreso anche da Catullo che però è vicino alla tomba del fratello, mentre Foscolo è lontano e addirittura è la madre a parlare.

 

Parafrasi

 

Un giorno, se io non andrò più vagando di paese in paese, mi vedrai, o fratello mio, seduto sulla tua tomba a piangere il fiore della tua giovinezza, strappato prematuramente dalla morte. Solo nostra madre ora, trascinando stancamente la sua vecchiaia, parla di me con i tuoi resti che rimangono muti: ma io tendo inutilmente le mie mani verso i miei cari(Preclusa la possibilità di rientrare a Venezia, ceduta proditoriamente da Napoleone all'Austria) e anche se posso solo salutare da lontano (a causa dell'esilio) la mia patria, sento il destino avverso che mi separa inesorabilmente da essa, e avverto le intime preoccupazioni che sconvolsero la tua vita portandoti al suicidio, perciò vorrei trovare la pace con te nella morte. Solo questo mi resta, ora, di tante speranze passate! Persone straniere (in esilio), restituite le mie spoglie alle braccia di mia madre infelice.

 

Il sonetto, a rime alternate ABAB, evidenzia l'allitterazione consonantica con il dominio delle consonanti t, r e d e l'allitterazione assonantica con il dominio delle vocali o ed e.

Si riscontrano poi: Una metonimia(su la tua pietra), una metafora(che al viver tuo furon tempesta), iperbati(il fior dei tuoi gentili anni caduto), enjambement(1-2 verso ;9-10 verso; 13-14 verso), un'apostrofe( si rivolge al fratello morto),una sineddoche ("i miei tetti saluto").

 

Ci sono periodi sintattici in prevalenza paratattici con poche subordinate.Inoltre è da notare, nelle prime due quartine, l'uso alternato di un gerundio e un participio alla fine di ogni verso: i gerundi stanno ad indicare una vita sofferta (fuggendo, gemendo), mentre i participi indicano la morte (caduto, seduto).

 

Temi:

 

  • la morte del fratello (Il sonetto “In morte del fratello Giovanni” è dedicato appunto al fratello Giovanni che si era ucciso nel 1801 a Venezia per motivi legati a debiti di gioco);
  • il culto della patria;
  • il culto della tomba (La tomba del fratello Giovanni diventa il centro degli affetti di una famiglia, quella del poeta, che idealmente si raccoglie su di essa; nei Sepolcri a questa funzione della tomba si aggiunge un valore politico: la tomba degli uomini forti e grandi può ispirare coraggiose imprese ai connazionali);
  • la madre (C'è una persona esterna al testo, Foscolo la utilizza come intermediario tra lui ed il fratello in quanto. Non potendo Foscolo tornare di persona a visitare la tomba del fratello, rappresenta colei che può andare a piangere sulla tomba del defunto e portare ad esso le parole del fratello lontano).

 

I SEPOLCRI (Dei sepolcri, originariamente)

 

Questo componimento ha avuto una fortuna alterna, alcune volte è stata vista come un'opera d'impegno civile mentre in altri momenti è stato svalutato, come nel caso del 1991 con Giulio Ferroni che lo ha definito un capolavoro lontano, non necessario nelle scuole.

Ma questo dipende dai punti di vista, ci sono aspetti che costituiscono ostacoli oggettivi come la lunghezza e la forma (parole arcaiche e linguaggio classicista) composto da 295 endecasillabi con periodi molto lunghi, difficile da parafrasare.

 

I motivi d'ispirazione: una discussione avvenuta a Venezia nel 1806 nel salotto di una nobildonna sul problema delle tombe, la loro utilità. In quegli anni si avevano avute riforme sulla legislazione cimiteriale e Foscolo sosteneva inizialmente una tesi scettica perchè ateo, invece altre persone come Ippolito Pindemonte (al quale è dedicata l'opera) sostenevano tesi opposte, ritenendo che il sepolcro fosse un punto di riferimento, come un colloquio.

L'altro motivo è l'Editto di Saint-Cloud, una legge di Napoleone del 1804 che imponeva alle sepolture di essere realizzate fuori dai centri abitati e regolava anche le iscrizioni sulle lapidi. Nel 1806 questo Editto viene esteso anche all'Italia e ciò provoca una polemica tra favorevoli e contrari.

Un altro motivo ancora è la poesia cimiteriale che va diffondendosi proprio in quegli anni; si tratta di un modo di fare poesia legato al tema della tomba (soprattutto in Inghilterra con Gray) che si sviluppa tra 1700 e 1800.

 

La struttura. Sono tutti endecasillabi posti di seguito senza divisione in strofe, l'unica divisione è voluta da Foscolo che lo divide in quattro parti per comodità di lettura, quindi gli endecasillabi sono sciolti (non fanno rima).

 

1° parte: versi 1-90, il tema centrale è l'utilità della tomba e quindi si avvicina molto ad uno dei motivi ispiratori (quello proveniente dalla discussione). Dopo le sue prime idee contrarie Foscolo cambia idea, ritenendo che è importante ritrovarsi con un parente caro, in un colloquio ideale, con il ricordo (un'illusione che è giusto ci sia) e la chiama corrispondenza di amorosi sensi.

2° parte: versi 91-150, tratta della funzione dei cimiteri, il luogo dove si attua la corrispondenza; quindi prende campo il tema e Foscolo ricorre al filosofo Vico, dicendo che l'uomo si è distinto dall'animale quando ha iniziato a seppellire i suoi simili (cose che differenziano l'uomo: le nozze, i tribunali e le are, gli altari). L'uomo celebra il matrimonio, anche se non è importante la forma; ha i tribunali perchè l'uomo ha una legge, un codice e le leggi sono concordate tra gli uomini; infine l'altare perchè l'uomo ha una religione. Anche all'epoca delle caverne si hanno delle sepolture. Poi l’autore distingue i cimiteri tra positivi e negativi: i cimiteri che venivano fatti nelle chiese sono quelli del Medioevo e sono istituzioni negative anche perchè la visione di Foscolo del Medioevo era legata alla sua formazione illuminista ed era negativa. I cimiteri dell'era classica sono visti positivamente perchè la loro struttura era molto più legata alla concretezza, erano modo per alimentare il colloquio ideale. Successivamente Foscolo si sofferma sui cimiteri inglesi che vengono organizzati come i giardini, sono questi quelli più apprezzati. Inoltre cita Parini che è stato seppellito alla luce del nuovo editto e quindi si potrebbe il suo corpo mescolare con persone comuni, un disonore. Nell'Italia napoleonica Foscolo afferma che la legislazione è sbagliata ed i nobili che costituiscono questa legislazione è come se fossero morti perchè sono lontanissimi dal popolo, sono come sepolti nelle loro reggie anche se sono vivi, come morti spiritualmente.

Fin qui Foscolo parla delle tombe comuni, qualsiasi tomba ha questa funzione, l'importante è che ognuno lasci l'eredità d'affetti, cioè lasci dei sentimenti per essere ricordato.

 

3° parte: versi 151-212, le tombe dei grandi. Se la tomba comune ha la funzione degli affetti però è individuale (memoria individuale) tra parenti, allora le tombe dei grandi sono colloqui collettivi, la memoria è collettiva e serve come insegnamento. Cita allora tre grandi italiani:

Michelangelo per l'arte; Galileo per la scienza; Machiavelli per la politica. Questi tre grandi italiani sono sepolti nel cimitero di Santa Croce a Firenze. In questo cimitero non ci sono solo loro, è un cimitero storico. Prende ad esempio loro perchè fanno parte di tre rami della cultura e sono esempi da imitare, non sono grandi solo a livello individuale e possono costituire un punto d'inizio per un possibile riscatto dell'Italia che è divisa e dominata dagli stranieri.

E' da qui che si deve recuperare la memoria; è una tesi che può essere anche retorica; infatti fu respinta, ma si è premessa l'epoca fragile nella quale vive Foscolo che non essendo credente non può mettere la verità alla base; mette così la memoria che è comunque una sorta di religione. Poi viene accostato ai tre grandi un altro esempio contemporaneo a Foscolo, Vittorio Alfieri, personaggio molto vicino a Foscolo a causa dell'esilio e della lotta contro la tirannia.

Però gli ideali come la bellezza svaniscono, anche la tomba col tempo va a distruggersi perchè queste ultime non possono rimanere per sempre.

 

4° parte: versi 213-295, Foscolo si chiede quale sia allora il valore più importante della tomba e lo trova nella poesia eternatrice, che rende eterna una persona, un sentimento, un ideale, è in grado di vincere anche il tempo: "l'armonia vince di mille secoli il silenzio" (verso 234).

Vuol dire che la poesia è in grado di superare il tempo, vive in eterno e Foscolo indica che la poesia può rendere eterna una civiltà anche quando questa è stata distrutta completamente, come la civiltà troiana e i suoi eroi. Eppure noi grazie alla poesia di Omero li ricordiamo questi grandi eroi: Foscolo cita allora Cassandra (figlia di Priamo colpita da una maledizione la quale le permetteva di vedere il futuro, ma di non essere mai creduta perchè il solo futuro da lei visto era quello sventurato) e Ettore, indica così solamente eroi troiani che quindi sono stati sconfitti, non i vincitori come Achille.

 

Lo stile. Abbiamo dei precedenti, Foscolo non è stato il solo a trattare la poesia cimiteriale, ma nuovamente in questo carme abbiamo un intento argomentativo; è un testo che dimostra un'opinione. Attraverso i Sepolcri Foscolo ci trasmette una certa carica attualizzante nel rapporto tra il tempo presente (visto negativamente) e il tempo passato (visto positivamente).

E' importante la riflessione sul senso della storia, i Sepolcri sono un'importante riflessione in questi termini. La domanda è: "I morti vanno rispettati tutti, però è giusto dire che sono tutti uguali? Chi ha combattuto da una parte o dall'altra?" Foscolo ci fa capire che c'è una differenza.

Il linguaggio è molto ricercato, elevato, non è un linguaggio semplice e per questo l'opera è stata definita complicata. Vi è l'uso di molte espressioni sentenziose, frasi ad effetto che esprimono a loro volta sentenze e verità, come le due citazioni precedenti e mettono in rilievo alcuni concetti.

Vi sono molte espressioni di collegamento, se il testo è diviso in quattro parti queste hanno bisogno di collegamenti attraverso diverse proposizioni, le tecniche utilizzate sono :

  • la ripetizione di termini;
  • le contrapposizioni espressive di un concetto che spesso viene ribaltato, come nel caso della legge sulle tombe o della corrispondenza di amorosi sensi.
  • A livello sintattico si alterna una sintassi ampia con una concentrata, periodi lunghi entro i quali è difficile trovare la reggente, le subordinate e anche il rapporto tra soggetto-verbo. A questi si contrappongono frasi brevi.

L’interpretazione

Quando uscì, questo componimento provocò interpretazioni contrastanti, i contemporanei di Foscolo, di formazione cattolica, lo criticarono e lo stesso Pindemonte lo critica mentre vi sono altri che lo celebrano.

De Sanctis (critico letterario dell’ottocento, che ha l'impronta del Romanticismo e del Positivismo) e Benedetto Croce (critico del Novecento con impronta idealista) sono i due poli della critica italiana.

De Sanctis dà un giudizio positivo, dicendo che i Sepolcri contengono l'idea di patria, di poesia eternatrice e bellezza. Il Croce invece non considera molto il carme: non lo denigra, ma ne dà un giudizio di poco valore, dicendo che i Sonetti sono le migliori opere.

L'esaltazione dell'opera fuoriesce quando i critici di stampo crociano seguono una loro metodologia come il RussoPagliaro e Binni che danno un giudizio positivo; siccome questi critici scrivevano commenti nei libri di testo, i Sepolcri sono stati esaltati di conseguenza.

Successivamente si occupa del carme la critica marxista (sia quella degli anni Quaranta che quella degli anni Sessanta/settanta) che ne dà giudizi in genere positivi. Nel 1991 il Ferroni comincia a stroncare l'opera, dicendo che è datata e con un linguaggio incomprensibile.

Altre interpretazioni sono quelle di Derla con la sua concezione rinunciataria che vede applicata sempre a Foscolo, anche nei Sepolcri, facendo notare la predisposizione verso i perdenti (ricordando che tutto il periodo dell'800 si stava dalla parte dei Troiani a anche tra Greci e Romani venivano scelti i Greci, chi era italiano tendeva ad esaltare i vinti troiani).

Infine vi è la critica psicoanalitica di Amoretti sempre di stampo edipico che vede il sepolcro come la madre terra che avvolge, lega amore e morte, infatti la madre compare nell’opera numerose volte.