Giovanni Boccaccio
Giovanni Boccaccio è stato uno scrittore e poeta italiano. Conosciuto anche per antonomasia come il Certaldese, fu una delle figure più importanti nel panorama letterario europeo del XIV secolo. 
Data di nascita16 giugno 1313, Certaldo
Data di morte21 dicembre 1375, Certaldo


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A SPASSO CON LE NOVELLE DI BOCCACCIO


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GIOVANNI BOCCACCIO. DAL DECAMERON: LISABETTA DA MESSINA
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Lisabetta da Messina

Lisabetta è una giovane ragazza di Messina, anche se la famiglia era originaria di San Gimignano: orfana del padre, vive insieme ai suoi tre fratelli. La famiglia si è arricchita nel corso del tempo grazie al commercio. Lisabetta si innamora di Lorenzo, un ragazzo povero di Pisa che aiuta i fratelli nel lavoro. Il loro amore non è consentito per i dettami dell’epoca: c’è troppa differenza di ceto sociale fra i due. Lisabetta e Lorenzo pensano che il loro amore possa superare ogni cosa, perché è puro e onesto, ma non hanno considerato la rigidità mentale dei tre fratelli: una volta scoperto questo amore, decidono di impedire che proceda oltre. Questo perché Lisabetta è tecnicamente ancora nubile e questa tresca con Lorenzo rischia di infangare la sua reputazione e quindi quella di tutta la famiglia. Così i tre fratelli convincono Lorenzo ad accompagnarli fuori città, ma qui lo uccidono e ne nascondono il cadavere. Una volta tornati a casa convincono tutti, anche Lisabetta, che il ragazzo è via per affari. Vista però la lunga assenza, Lisabetta comincia a sospettare che ci sia qualcosa che non va. E infatti una notte il fantasma di Lorenzo parla in sogno a Lisabetta e gli dice di essere stato ucciso dai suoi fratelli, mostrandole anche in luogo dove il suo corpo è stato sepolto. Lisabetta, con la scusa di fare una gita in campagna, riesce a recuperare il corpo dell’amato, grazie anche all’aiuto di una serva. Una volta disseppellito il cadavere, decide di tagliargli la testa e la nasconde in un vaso, ricoprendola poi con terriccio e una pianta di basilico: in questo modo avrà sempre vicino a sé il suo amato. Essendo ben concimato, questo basilico cresce notevolmente e Lisabetta tutti i giorni piange sulla pianta. I vicini trovano strano vedere tutti i giorni quella giovane donna struggersi per una pianta di basilico e avvisano i fratelli della cosa. I tre prendono il vaso e fanno la macabra scoperta: a questo punto cercano di far sparire tutto per evitare un’accusa di omicidio e vanno via da Messina, trasferendosi a Napoli insieme a Lisabetta. La ragazza, però, già malata a seguito del sequestro del vaso e della testa, finisce per morire dal dolore.

La novella delle papere rappresenta l’introduzione alla quarta giornata ed è una novella narrata dallo stesso Boccaccio. L’autore decide di raccontare la storiella in risposta alle critiche ricevute dopo la pubblicazione delle prime novelle del Decameron.

 

La novella delle papere 

A Firenze vive un uomo di nome Federico Balducci, di umili origini, ma con un’attività ben avviata. Ha una moglie che ama molto e che purtroppo muore lasciandolo nello sconforto e con un figlioletto di due anni. Non riuscendo più a rassegnarsi per la sua sventura, lascia tutti i suoi averi ai poveri e poi si ritira come eremita insieme al figlioletto in una grotta del monte Asinaio, dove conduce una vita di elemosine, preghiere e digiuni.

Al figlio gli parla solo di Dio e dei Santi, gli insegna a pregare e non gli fa mai vedere niente del mondo esterno. Quando il figlio compie diciotto anni va insieme al padre a Firenze per conoscere e vedere la città. L’uomo pensa che il figlio ormai è grande, è abituato da sempre a servire Dio, e niente potrebbe mai distrarlo da tutto ciò che gli ha insegnato.

Arrivati a Firenze il figlio mostra un grande stupore nel vedere tante cose nuove per lui, come le case, i palazzi, le chiese. Mentre camminano incontrano un gruppo di donne giovani e belle che ritornano da una festa di nozze. Il figlio chiede cosa sono e il padre risponde che sono una cosa cattiva. Il figlio chiede ancora come si chiamino quelle cose cattive, e il padre risponde che si chiamano «papere». Il figlio dice che le papere sono bellissime, come gli angeli dei dipinti che aveva appena visto in una chiesa, e chiede al padre di portarne una con loro, promettendo di prendersene cura e di imbeccarla tutti i giorni Il padre risponde che non vuole prenderne una perché il figlio non sa come si imbeccano e si pente amaramente di averlo portato con sé a Firenze.

 

Dopo il racconto Boccaccio continua con la sua difesa. Se un giovane che non ha mai visto una donna, rimane talmente affascinato dal suo dolce viso e dalla sua grazia, lo stesso vale per qualunque uomo, anche per lo stesso Boccaccio e perfino per uomini ancora più anziani che, anche se hanno i capelli bianchi, sentono ancora gli impulsi amorosi. Ne sono testimoni Guido Cavalcanti, Dante Alighieri, Cino da Pistoia che, anche da vecchi, hanno sempre desiderato essere graditi alle donne.

Quindi non saranno le calunnie degli invidiosi a farlo desistere dal continuare a scrivere le sue novelle.


CHICHIBIO E LA GRU

 

Il nobile cavaliere Currado Gianfigliazzi, durante una battuta di caccia, ha preso una gru, che invia al suo cuoco Chichibio perché la cucini e la serva durante un banchetto. Chichibio cucina la gru alla perfezione ed è pronto a servirla quando riceve la visita di Brunetta, la ragazza di cui è perdutamente innamorato.
“Chichibio, che bello sarebbe se tu volessi regalarmi una coscia di questa gru. È così appetitosa!”
“Non posso Brunetta cara, questa gru è per Currado e i suoi compagni. Se dovessi servirgliela senza una coscia mi ucciderebbe!”
Ma Brunetta non ha intenzione di farsi scappare quel banchetto prelibato e decide di provocare Chichibio: “E tu tratti così la tua Brunetta? Se non mi farai assaggiare la gru, vorrà dire che non ti rivolgerò mai più la parola”. Chichibio cede e dopo aver staccato una coscia dal fianco dell’animale la serve a Brunetta. Poi fa servire al nobile e ai suoi ospiti l’arrosto con una coscia sola. Non appena se ne accorge, Currado manda a chiamare Chichibio.
“Com’è possibile che questa gru abbia una zampa sola?”
Chichibio, che non può e non vuole rivelare la verità, è costretto ad inventare una menzogna: “Tutte le gru hanno una zampa sola, signore”.
“Questo lo vedremo” sbraita Currado, in preda alla collera. Il cavaliere non può certo tollerare di essere preso in giro da un cuoco. Così, la mattina seguente, fa chiamare Chichibio e insieme ai suoi compagni parte diretto verso il fiume. Lì, tra le canne, avvistano un gruppetto di gru. Gli animali sono immobili, su una sola zampa. “Vedete signore?” disse Chichibio.
Ma il cavaliere si slancia verso le gru dimenando le braccia e gridando: “Oh! Oh”.
Le gru, spaventate, mettono a terra l’altra zampa e scappano via.
“Ti pare che queste gru abbiano una zampa sola?” chiede Currado a Chichibio.
“Signore, avete ragione voi” rispose Chichibio “ma alla gru dell’altra sera non avete certo gridato Oh! Oh! Se l’aveste fatto, avrebbe posato anche l’altra zampa e io l’avrei servita con tutte e due le cosce”.
A questa risposta, Currado scoppia a ridere e decide di perdonare il cuoco per la sua malefatta.


Seconda novella della nona giornata del «Decameron», di Giovanni Boccaccio (1350-1353)

 

Riassunto

In un famosissimo monastero in Lombardia, tra le varie monache c’è Isabetta, giovane nobile e bellissima. Un giorno, oltre ad un parente, va a farle visita alla grata un giovane, di cui Isabetta si innamora e della quale a sua volta si innamora il giovane, vedendola così bella. Essendo entrambi così desiderosi di incontrarsi, il giovane trova lo stratagemma per vederla di nascosto molte volte, fino a quando una notte, senza accorgersene, viene visto da una delle monache del monastero, che avverte anche le altre del misfatto.

Allora le monache decidono di cogliere direttamente sul fatto Isabetta e il giovane, in modo che non sia possibile per i due amanti negare l’accaduto. Così una notte, sapendo che Isabetta è con il giovane amante nella sua cella, le monache si affrettano ad avvisare dell’accaduto la badessa, madonna Usimbalda, considerata da tutti una santa donna. Durante quella notte la badessa sta nella sua camera in compagnia di un prete che poteva andare da lei nascondendosi in una cassa. Temendo che le monache aprano la porta della camera e la sorprendano con il prete, la badessa cerca velocemente il salterio da indossare sul capo, ma nella fretta prende le braghe del prete e se le mette in testa.

Intanto Isabetta e l’amante vengono sorpresi dalle monache abbracciati nel letto e la giovane monaca viene portata senza indugio nel capitolo del convento, al cospetto della badessa, la quale comincia ad insultare Isabetta come mai prima e ad accusarla di aver contaminato la buona fama di santità e onestà del monastero.

Durante la predica Isabetta si accorge che la badessa porta in capo le braghe del prete con i lacci che pendono e così le dice: “Madonna, io vi invito ad annodare la vostra cuffia”. Al che la badessa le risponde: “Che cuffia, donna colpevole? Ti sembra il momento di scherzare?” Isabetta insiste nella sua richiesta e così anche lo sguardo delle monache cade sulle braghe in testa alla badessa, che a sua volta, aggiustandosi la cuffia, capisce il suo errore.

Sapendo essere vista da tutte e di non poter rimediare all’errore, la badessa cambia sermone ammettendo che non si può resistere agli stimoli del corpo e discretamente esorta ciascuna monaca a sfruttare il tempo come meglio è possibile. Così Isabetta e la monaca tornano dai rispettivi amanti, a dispetto delle monache invidiose, le quali, senza amante si procurano segretamente qualche piacere.