LE PIU' IMPORTANTI FIGURE "SIMBOLISTE"

LA POESIA DI BAUDELAIRE

L'opera di Baudelaire, che avvertì la crisi irreversibile della società del suo tempo, è varia e complessa. La sua poesia, incentrata sulla perfezione musicale dello stile (egli stesso lo definì "matematico"), aprì la strada al simbolismo e allo sperimentalismo, che avranno forti ripercussioni nella poesia del Novecento. Non appartenne a nessuna scuola, fu indipendente, nonostante la sua poesia derivi direttamente dal romanticismo. Sebbene i sentimenti che lo ispirarono fossero puramente romantici, seppe esprimerli in una forma nuova, attraverso dei simboli che riflettevano le sensazioni del mondo inconscio. Fu il poeta della città "febbrile", pervertita, dei vizi e delle miserie degli uomini, ma anche la ricerca ansiosa dell'ideale, il desiderio e la paura della morte, la fuga dalla vita monotona e normale, la complessità e le contraddizioni dell'uomo, furono temi ricorrenti della sua poesia.  La negazione della morale collettiva e la rappresentazione del male, del demoniaco, del grottesco vengono ideologicamente poste a fondamento della vita così come della poesia.  Il poeta, scrive Baudelaire, è come l'albatro. L'albatro domina col suo volo gli spazi ampi: le sue grandi ali lo rendono regale nel cielo ma se gli capita di essere catturato dai marinai si muove goffo e impacciato sul ponte della nave e diventa oggetto di scherzi e di disprezzo; e sono proprio le grandi ali che lo impacciano nel muoversi a terra. Anche il poeta è abituato alle grandi solitudini e alle grandi profondità delle tempeste interiori e in queste dimensioni domina sovrano; anche lui come l'albatro può sembrare goffo e impacciato nella realtà quotidiana, nella quale non si muove a suo agio. Il poeta insomma ha il dominio della realtà fantastica, ma nella realtà quotidiana è un incapace e riceve l'incomprensione e il disprezzo degli uomini, esattamente come accade all'albatro. Il poeta è venuto sulla terra per interpretare la realtà alla luce del suo sogno, ribelle alle convenzioni, inabile alla vita pratica, destinato a gettare il discredito sulle comuni passioni, a sconvolgere i cuori, a testimoniare per mezzo dell'Arte d'un mondo magicamente e idealmente perfetto. Per questo il poeta è deriso e perseguitato; per questo Baudelaire nel 1857 venne processato per il suo capolavoro I fiori del male, accusato di immoralità.

 

"I fiori del male"

 

Capolavoro di Baudelaire, la raccolta poetica reca fin dal titolo il segno di un'estetica nuova, moderna in cui, grazie alla poesia, le realtà più banali o volgari della natura e della carne (il male), possono acquistare bellezza ed elevarsi al sublime (i fiori). L'opera allude ad una sorta di romanticismo negativo, dove il poeta sperimenta dolorosamente la condizione dell'individuo moderno costretto a sopravvivere in un mondo privo di ideali. Non più vate capace di dare voce alle esigenze comuni, il poeta diventa un solitario, un emarginato destinato ad esprimere la propria angoscia attraverso il rigore formale, pur continuando a sognare un'irraggiungibile bellezza. Si crea così una scissione tra vita, groviglio impazzito di eventi meschini e casuali, e arte, estremo rifugio dall'abiezione della realtà per un mondo di forme perfette e autosufficienti. Baudelaire enuncia con estrema lucidità la sua poetica negativa. L'uomo è irrimediabilmente preda di istinti abietti, di desideri inconfessabili, di comportamenti ipocriti. Lo stesso dolore non ha nulla di nobile, perché è l'effetto di un ineliminabile senso di colpa. Non c'è salvezza quindi se non nel rigore delle forme, unica perfezione e bellezza a cui il poeta può aspirare.


OLTRE NEL TEMPO...                                                      A UNA PASSANTE DI BAUDELAIRE,                                 A LE PASSANTI DI FABRIZIO DE ANDRE'


Le passanti
Io dedico questa canzone
Ad ogni donna pensata come amore
In un attimo di libertà
A quella conosciuta appena
Non c'era tempo e valeva la pena
Di perderci un secolo in più.
A quella quasi da immaginare
Tanto di fretta l'hai vista passare
Dal balcone a un segreto più in là
E ti piace ricordarne il sorriso
Che non ti ha fatto e che tu le hai deciso
In un vuoto di felicità
Alla compagna di viaggio
I suoi occhi il più bel paesaggio
Fan sembrare più corto il cammino
E magari sei l'unico a capirla
E la fai scendere senza seguirla
Senza averle sfiorato la mano
A quelle che sono già prese
E che vivendo delle ore deluse con un uomo ormai troppo cambiato
Ti hanno lasciato, inutile pazzia
Vedere il fondo della malinconia
Di un avvenire disperato
Immagini care per qualche istante
Sarete presto una folla distante
Scavalcate da un ricordo più vicino
Per poco che la felicità ritorni
È molto raro che ci si ricordi
Degli episodi del cammino
Ma se la vita smette di aiutarti
È più difficile dimenticarti
Di quelle felicità intraviste
Dei baci che non si è osato dare
Delle occasioni lasciate ad aspettare
Degli occhi mai più rivisti
Allora nei momenti di solitudine
Quando il rimpianto diventa abitudine
Una maniera di viversi insieme
Si piangono le labbra assenti
Di tutte le belle passanti
Che non siamo riusciti a trattenere

Le passanti è stata tradotta da un brano di Georges Brassens su testo di Antoine Paul.

Nella rapidità di un incontro, di un'immagine fugace, si riconosce una funzione consolatoria per i momenti di sconforto e di solitudine. La vista di una donna (che neanche si è riusciti a sfiorare) è un'occasione per la piccola illusione di essere un perfetto amante, mancato.  Nell'assordante caos urbano, il poeta è affascinato da una donna stupenda, vestita a lutto, nobile nel portamento, elegantissima. Di lei nota la mano, gli occhi, lo sguardo dolcissimo e tempestoso, carico di sofferenza. Non la ferma, e sempre rimpiangerà un amore consapevole, corrisposto e mai colto. Brassens e De André moltiplicano la passante di Baudelaire in tutte le possibili passanti, in tutte le donne scorte un istante e perdute per sempre. Anche loro ne ricordano le mani, gli occhi che lasciano "vedere il fondo della malinconia / di un avvenire disperato". Poi, però, le passanti di Brassens-De André sono ricondotte a una dimensione più umana di quella di Baudelaire. Mentre per il poeta l'attimo fuggente è cancellato e la perdita è inesorabile, per i due cantori le passanti possono tornare ed essere consolazione nella solitudine: Allora nei momenti di solitudine quando il rimpianto diventa abitudine, una maniera di viversi insieme, si piangono le labbra assenti di tutte le belle passanti che non siamo riusciti a trattenere. * Traduzione letterale: "Poiché io ignoro dove tu fuggi, tu non sai dove io vado, / o tu che avrei amato, o tu che lo sapevi".


Mallarmé  Stéphane.

- Poeta francese (Parigi 1842 - Valvins, Fontainebleau,1898). Fu uno dei massimi esponenti della poesia simbolista. Nei suoi versi cercò di raggiungere la "poesia pura", mediante un linguaggio che, con ermetica oscurità, comunicasse al lettore attraverso la musicalità del ritmo e dei suoni e la suggestione delle immagini; la sua poesia, che con un linguaggio raffinato e involuto cerca di attingere al fondo misterioso della vita e ai suoi rapporti con il cosmo, è accompagnata da un senso costante di fallimento e di disperazione. Tra le opere: l'egloga L'Après-midi d'un faune  (1876) e il poema Hérodiade (1864-67).  Fin dai suoi primi versi, pubblicati nell'Artiste e nel Parnasse contemporain (1866 e1871), pur nell'evidente imitazione di Baudelaire (la lettura delle Fleurs du Mal lo sconvolse e suggestionò profondamente) si manifesta una sua originale ricerca di espressioni più dense, essenziali, ermetiche: la poesia deve avere necessariamente per lui un linguaggio per iniziati, oscuro, misterioso, atto a dipingere non la cosa, ma l'effetto che la cosa produce. E questo per l'angoscia fondamentale della situazione del poeta: la sua aspirazione alla purezza, all'assoluto, la sua coscienza del Nulla, il suo sperato conforto nella Bellezza. Da tale tensione drammatica, che conosce continue crisi d'impotenza e l'ossessione della creazione, nasce una poesia che cerca di modularsi sul ritmo essenziale dell'esistenza spirituale, di attingere il puro pensiero, il fondo misterioso della vita, i suoi rapporti col cosmo; e sembra librarsi su un abisso di vuoto e di silenzio, con un senso costante di fallimento, di disperazione. Anche fuori della Francia la poesia di M. ha avuto largo seguito, se non subito, col diffondersi del gusto e della poetica del decadentismo. In Italia il suo influsso, già avvertibile nelle esperienze liriche e "frammentiste" delle generazioni postdannunziane, si fa soprattutto evidente negli anni fra le due guerre, con l'ermetismo.


P. VERLAINE

 Paul Verlaine  tradusse la sua ispirazione poetica in una musicalità struggente e purissima, in un'esigenza di ordine formale.

Nato a Metz, intraprese gli studi di diritto, ma li abbandonò subito per impiegarsi come spedizioniere al comune di Parigi (1864). Entrato in contatto con gli ambienti letterari, cominciò a frequentare alcuni giovani poeti parnassiani e a collaborare a varie riviste. In quegli anni si rivelarono la sua omosessualità, la dipendenza dall'alcol e la propensione alla violenza. Sposò nel 1870 la sedicenne Mathilde Mauté, ma il matrimonio non durò, travolto alla fine dalla tormentata relazione con Rimbaud. Tra fughe e vagabondaggi, litigi e rappacificazioni, la loro complessa relazione ebbe fine a Bruxelles, dove il 10 luglio 1873 Verlaine sparò a Rimbaud, ferendolo leggermente. Dopo aver scontato due anni di carcere, condusse una vita di legami turbolenti e lavori falliti, che scivolò inesorabilmente verso il basso; venne persino arrestato e imprigionato per aver picchiato sua madre. Da un ospedale all'altro, da una pensione all'altra, trascinò gli ultimi anni di vita sempre in difficoltà economiche, morendo in miseria.

Il gusto per il non definito e per le sfumature, caratteristica principale della scrittura di Verlaine, si traduce in una poetica che pone al centro l'esigenza della musicalità: tramite il ripudio dell'eloquenza, del tono declamatorio, della rima, la poesia aspira non a descrivere ma a suggerire, a dissolvere la realtà in sogno, in immagini sempre più vaghe. In tal modo la poesia conduce al di là dell'esperienza sensibile e coglie l'essenza profonda e nascosta delle cose. All'interno di questa poetica, che esprime evidentemente le esigenze del simbolismo, la sua lirica trova i suoi accenti più personali nella tonalità cromatica del grigio, colore della "fadeur", della malinconia, dell'ambiguità.

 

 


ARTHUR RIMBAUD

E’  figura la cui vicenda poetica e umana si impone per l'estrema brevità, densità e novità. La sua poesia ha operato una profonda frattura con il passato e costituisce il ponte che ha condotto da Baudelaire a quasi tutte le avanguardie. Nel breve arco di tempo della sua attività è possibile individuare un'evoluzione. I versi raccolti con il titolo Premiers vers esprimono la rivolta dell'adolescente, la polemica contro la società borghese e la sua mediocrità. Il linguaggio corrosivo e violento deforma le strutture ancora tradizionali delle composizioni, vi introduce un elemento di derisione e dissacrazione. Ma già nel 1871, con la celebre Lettera del veggente, egli supera quella fase per enunciare con chiarezza la poetica della veggenza: il poeta deve "farsi" veggente, deve coltivare la sua anima a prezzo di "ineffabili torture", deve distruggerne l'ordine apparente e disintegrarla per ritrovare il caos. Il poeta è colui che attinge l'ignoto, il mistero, l'Assoluto. "Trovare una lingua" è l'impegno del poeta, una lingua universale, una parola libera dalle costrizioni della sintassi e della logica, capace di evocare e suggerire attraverso il gioco infinito delle analogie e delle associazioni. Il poeta possiede la Parola e in questo consiste la sua sfida a Dio, il suo potere demiurgico.

Il problema della lingua

 

Nelle ultime opere Rimbaud conduce all'estremo la ricerca di un linguaggio atto a tradurre una disposizione visionaria e onirica. Lo sgretolamento delle forme poetiche è esasperato e il verso è sostituito spesso da una sorta di prosa poetica. La negazione del discorso logico comunicativo è totale. La scrittura procede mediante accostamenti arditi, imprevedibili, ingiustificati, tesse una trama di immagini folgoranti, impressioni, allucinazioni. Le Illuminazioni sono opera volutamente di ardua lettura. D'altra parte tutta la sua opera richiede dal lettore un atteggiamento di cautela e disponibilità; tentare di interpretare logicamente i rapporti tra le immagini, oltre a essere difficile e spesso impossibile, è fuorviante, in quanto fraintende l'aspetto centrale della sua poetica. La lezione di Rimbaud, la sua singolare parabola esistenziale e poetica hanno esercitato una profonda influenza sulla poesia contemporanea, che pur non potendo ripetere e in un certo senso neppure proseguire la sua estrema esperienza, ne ha fatto propria la concezione della parola, finalmente libera dai vincoli logici e sintattici e restituita al suo ruolo evocativo e creatore.