DESTRA E SINISTRA STORICA PRIMA DI GIOLITTI


L'ITALIA DAL 1887 A GIOLITTI


IL PENSIERO POLITICO DELL'OTTOCENTO


L’ITALIA GIOLITTIANA

 

 

 

 

 

 

Giovanni Giolitti, chiamato alla guida del governo nel novembre 1903, dopo le dimissioni di Zanardelli, restò al potere per oltre un decennio, con brevi interruzioni nel  1905-6 e nel 1909-11. In questo periodo lo statista piemontese esercitò sulla vita del paese un’influenza ancora maggiore di quanto non sia stata la sua pur lunga permanenza alla guida del governo. Per questo il periodo dal 1903 al 1914 è chiamato Età giolittiana, vista la forte influenza che ebbe lo statista su tutti gli aspetti principali della politica.

 

 

  

 





Luci ed ombre dell'età giolittiana 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nell’ambito politico italiano emerse la figura di Giolitti, egli intendeva rafforzare il governo e assicurare stabilità al paese, inoltre mirò a unire sviluppo economico e libertà politica.

Con l'affermarsi del movimento socialista, Giolitti volle integrare la classe operaia nelle istituzioni dello stato liberale.

Egli mantenne il governo in una posizione di neutralità di fronte ai conflitti sindacali.

Questo nuovo atteggiamento ebbe l’effetto immediato di rafforzare il movimento sindacale: gli scioperi crebbero di gran numero, ottenendo nella maggioranza dei casi risultati favorevoli per i lavoratori.

Altro obbiettivo della strategia giolittiana era rappresentato dalla nascita delle riforme, la principale delle quali fu il suffragio universale maschile adottata nel 1913.

Giolitti capì che per rafforzare il governo aveva bisogno dell’appoggio dei cattolici, stipulò, infatti, un accordo chiamato “patto Gentiloni” nel quale la Chiesa s’impegnava ad appoggiare i liberali contro i socialisti, a patto che nel programma dei liberali non vi fossero iniziative sgradite alla Chiesa.

Il patto Gentiloni può essere considerato un superamento del no expedit del pontefice Pio IX e lo strumento che permise inoltre ai liberali di vincere le elezioni.

In questo periodo si diffuse il nazionalismo le cui necessità erano rappresentate dalla richiesta di uno stato forte e dall’espansione coloniale in Libia.

Le motivazioni che spinsero l’Italia a conquistare la Libia non furono motivazioni economiche, anche perché la Libia non era sfruttabile dal punto di vista economico ma furono motivazioni politiche come ad es scaricare le tensioni sociali e espandersi a livello territoriale.

Dal punto di vista economico ne trassero molti vantaggi le banche, armatori e l’industria pesante.

Giolitti decise di assecondare i nazionalisti nell’espansione coloniale in Libia nel tentativo di guadagnare più consensi per la propria politica.

G. Pascoli fu un sostenitore dell’espansione coloniale. Scrisse “La grande proletaria si è mossa” in onore delle persone morte nella guerra di Libia.

 

VERSO LA GRANDE GUERRA

All’inizio del '900, l’Europa era nel pieno della bella époque, in questo periodo tutti i problemi sembravano essere risolti, si ha tanta fiducia nella scienza e nel progresso.

Capitale di questa Europa in piena espansione era Parigi.

In questo periodo caratterizzato essenzialmente dal benessere vi erano però molte problematiche: l’Europa era ricca, ma caratterizzata da forti disuguaglianze economiche e sociali, inoltre si andarono a creare movimenti ispirati al razzismo e al nazionalismo.

Questo problematiche costituirono una delle motivazioni che scaturirono la I Guerra Mondiale.

In seguito si scatenò la corsa agli armamenti. Le cause della prima guerra mondiale stanno nelle tensioni fra le grandi potenze che ruppero l’equilibrio nazionale.

Cresceva la conflittualità fra le grandi potenze. L’Inghilterra e la Francia disponevano di imperi coloniali più vasti di quello della Germania, ciò indusse l’imperatore Guglielmo II ad applicare una politica espansionistica in Africa.

Questo però andava a toccare gli interessi dell’Inghilterra e della Francia, che non si era mai rassegnata alla perdita dell’Alsazia e della Lorena in quanto erano paesi molto ricchi di materie prime.

Vi fu anche il contrasto tra l’Austria e la Russia entrambe interessate all’area balcanica. Si formarono quindi due schieramenti la Triplice alleanza (Austria, Germania e Italia) e la Triplice intesa (Francia, Russia e Inghilterra).

Man mano che l’impero Ottomano (turco) si indeboliva e perdeva la sua autorità si fecero avanti l’Austria e la Serbia.

L’Austria si unì alla Bosnia Erzegovina a cui mirava la Serbia, di conseguenza si accese una fase di conflitti le cosiddette guerre balcaniche, i cui risultati furono i seguenti: l’impero Ottomano perse quasi tutti i possedimenti nei Balcani; la Serbia uscì vittoriosa da entrambe le guerre, ma nonostante ciò rimase insoddisfatta per la presenza austriaca nella Bosnia Erzegovina. Il conflitto tra Austria e Serbia divenne così decisivo per il controllo dei Balcani: quando esplose trascinò in guerra l’intera Europa.