“Non esistono condizioni ideali in cui scrivere, studiare, lavorare o riflettere, ma è solo la volontà, la passione e la testardaggine a spingere un uomo a perseguire il proprio progetto". Konrad Lorenz


I REGNI ROMANO-BARBARICI. GUARDA  E LEGGI CON ATTENZIONE LA CARTINA, AD OGNI COLORE CORRISPONDE UN REGNO


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



I Regni romano-barbarici

Tra il V e il VI secolo d.C. le popolazioni barbariche, che provenivano dall'Europa settentrionale e orientale, iniziarono a stabilirsi nei territori che erano appartenuti all'impero romano. Si formarono così i regni romano-barbarici, dove le tradizioni romane convivevano con le abitudini barbare.


LE INVASIONI BARBARICHE.Leggi e apprendi.Sapersi orientare nel tempo e nello spazio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le invasioni barbariche corrispondono a un ampio movimento migratorio che si verificò in Europa verso la fine dell’antichità e terminò all’inizio del Medioevo. Esse furono la causa della caduta dell’impero romano.

PERCHÉ VENGONO CHIAMATE “INVASIONI BARBARICHE”?

I romani per primi usarono i termini “invasione” e “invasori”, perché il movimento di queste popolazioni avvenne a scapito dell’impero romano. In realtà, si trattava di popoli perlopiù di origine germanica che si spostavano verso ovest per sfuggire all’avanzata degli Unni provenienti dall’Asia.

I romani chiamarono barbari i popoli germanici perché li consideravano inferiori. Il termine “barbaro” indicava, presso gli antichi greci, gli stranieri che parlavano una lingua diversa.

LE REAZIONI DEI ROMANI

A partire dal I secolo d.C. l’impero romano si trovò a dover fronteggiare le popolazioni dei germani, in particolar modo lungo il fiume Reno e nell’area situata a nord dell’Italia. Per impedire che invadessero l’impero, essi costruirono lungo la frontiera una serie di fortezze e di mura, chiamate limes.

Due secoli dopo, quando l’impero si divise tra impero romano d’Oriente e impero romano d’Occidente, le invasioni si fecero più pressanti. Alcuni popoli germanici scelsero però di allearsi con i romani, dai quali ricevettero perfino il diritto di stabilirsi all’interno dell’impero; in cambio di ciò, dovettero combattere al loro servizio.

IL CROLLO DELL’IMPERO

Le migrazioni tuttavia continuarono, a ondate successive, e i barbari iniziarono a penetrare nell’impero romano. Questo, indebolito dalle lotte interne, non riuscì più a ricacciare le popolazioni germaniche, che iniziarono così a conquistare i territori romani.

visigoti, guidati dal re Alarico, penetrarono in Italia per ben due volte e nel 410 arrivarono fino a Roma. Abbandonarono la penisola solo per stabilirsi nella Gallia meridionale, dove formarono il primo regno romano-barbarico.

Negli stessi anni, alanisvevi e vandali invasero la Gallia (l’attuale Francia). La maggior parte di loro proseguì fino in Spagna e in Africa. Gli angli, gli iuti e i sassoni s’impossessarono invece dell’attuale Gran Bretagna.

Nel 455 furono i vandali di Genserico a saccheggiare Roma. Questo evento segnò la fine dell’impero romano d’Occidente che, guidato ormai da imperatori incapaci, crollò definitivamente nel 476, con la conquista della capitale da parte di Odoacre, re degli eruli.

I REGNI ROMANO-BARBARICI

All’inizio del V secolo, prima ancora del crollo dell’impero romano, la Gallia romana finì sotto il controllo dei barbari, che crearono una serie di piccoli regni. Soltanto la pianura attorno a Parigi restò sotto l’autorità romana. Il nord e il nord-est erano ormai dominati dai franchi e dagli alemanni. I visigoti occuparono le regioni sud-occidentali, mentre quelle sud-orientali finirono nelle mani dei burgundi.

Gli unni, capeggiati da Attila, fecero una breve incursione in Gallia nel 451, ma vennero battuti nella battaglia dei Campi Catalaunici e ripiegarono verso l’Europa centrale (nell’attuale Ungheria).

Nel 493 Teodorico, re degli ostrogoti, sconfisse Odoacre e fondò il suo regno in Italia, scegliendo come capitale Ravenna. Nello stesso periodo anche i franchi, guidati dal re Clodoveo, costituirono il loro regno nella Gallia centro-settentrionale. I franchi si erano intanto convertiti al cristianesimo.

L’EREDITA’ DEI BARBARI

Le invasioni barbariche segnarono la fine dell’impero romano d’Occidente. Va detto però che i barbari, anziché distruggere l’eredità romana, ebbero spesso cura di preservarla e si amalgamarono con le popolazioni locali. Essi adottarono la lingua latina e trasmisero così alle generazioni successive parte delle leggi, della cultura e dell’organizzazione dei romani.

Le differenze che caratterizzavano ognuno di questi popoli invasori sono rimaste in parte vive e sono, in definitiva, all’origine dei diversi paesi che formano oggi l’Europa.

 

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Spesso i barbari si preoccuparono di preservare l'eredità romana. Appresero la lingua e la cultura latina, che mescolarono alle loro tradizioni e ai loro costumi.
Chiamato Codex argenteus, questo manoscritto trascrive capitoli della Bibbia nella lingua dei goti.



L'OREFICERIA GERMANICA NELL' ETA' DELLE INVASIONI BARBARICHE

I popoli germanici che giunsero nell'Europa occidentale portarono con sé un'antica tradizione nella lavorazione dei metalli, soprattutto nella decorazione di armature e di oggetti di uso militare, mentre nell'Occidente latino le botteghe orafe avevano prodotto, nella tarda antichità, oggetti di uso liturgico di cui sono stati trovati veri e propri tesori sia in Oriente che in Occidente; le opere più caratteristiche di quello che viene chiamato 'il periodo delle invasioni' corrispondono però al primo gruppo menzionato.

Tralasciando la controversia sorta in merito al fatto se i popoli germanici fossero giunti in Occidente con laboratori orafi veri e propri e itineranti, quello che sembra certo è che essi trovarono molti tesori e una grande quantità di metalli preziosi, oltre a gioie e pietre, da permettere il funzionamento delle botteghe vecchie e nuove.

Gli oggetti utilizzati dai popoli germanici alla fine del VI secolo d.C. erano prodotti in laboratori propri, mentre la popolazione cristiana continuava ad utilizzare quelli di tradizione romana.

Fra gli esemplari propriamente germanici spiccano i fermagli delle cinture, con fibbia circolare in oro e pietre preziose incastonate, che a volte sono paragonabili ad analoghi oggetti del mondo bizantino.

Più diffuse e tipicamente visigotiche sono le fibbie delle cinture con grandi placche decorate.

Dopo la fusione dei Visigoti con i popoli ispano-romani le fibbie scomparvero rapidamente, ma una volta giunti nella penisola iberica i Germani iniziarono ad usare questo tipo di oggetto per fermare le tuniche; naturalmente la raffinatezza della lavorazione ed il valore del monile dipendevano dall'importanza e dalla ricchezza del proprietario.

Le fibule visigotiche, generalmente a forma di aquila o circolari e decorate con cristalli o pietre preziose, sono difficilmente distinguibili da quelle degli altri popoli germanici.

Molti di questi manufatti sono stati ritrovati nelle necropoli appartenenti ai primi insediamenti visigotici.

Le botteghe specializzate nella produzione di oggetti raffinati e di lusso rivestono un'importanza eccezionale e sono a noi note attraverso i ritrovamenti e le fonti scritte. A Guarrazar, presso Toledo, nel 1853 e nel 1861, fu scoperto un tesoro eccezionale prodotto nei laboratori di Toledo: una serie di corone d'oro, oggi conservate a Madrid e a Parigi, destinate ad essere appese al soffitto; si tratta di oggetti di eccezionale qualità decorati a motivi vegetali e lavorati con tecnica a sbalzo. Le incrostazioni di pietre preziose e altri particolari fanno pensare al fasto bizantino quale vediamo illustrato ad esempio nei mosaici di San Vitale a Ravenna.

(Testo adattato da Storia universale dell’arte, De Agostini, Novara, 1990)

UN PO' DI STORIA........

LA CORONA DI TEODOLINDA (terza immagine a destra)

Corona Ferrea, metà del IX secolo - Oro, gemme e smalti
diametro 15 cm - altezza 3,5 cm
Duomo di Monza - Cappella di Teodolinda

La corona di Teodolinda è una corona votiva conservata presso il Museo del Duomo di Monza, esempio di oreficeria longobarda databile al VI-VII secolo.

Si tratta di un diadema in orogemme e madreperla, di gusto bizantineggiante. Le gemme che la rivestono, di forma circolare o quadrata, sono racchiuse da sottili lamine d'oro e sono disposte in cinque ordini paralleli.

Si notano anche dei piccoli fori lungo i bordi perlinati superiore ed inferiore, evidentemente usati per esporre la corona ed agganciarvi decorazioni pendenti.

Anche se meno nota e di minore importanza storica di altri gioielli del tesoro monzese, forse questa corona è uno dei gioielli più eleganti della raccolta.


PER SAPERNE DI PIU'....... L'arte nell'età di Agilulfo e Teodolinda

Con Agilulfo e Teodolinda vi furono interessanti produzioni artistiche, sia coeve sia successive e legate ai loro personaggi.

Il nome di Agilulfo è legato ad un gioiello detto Croce di Agilulfo. La croce votiva era probabilmente appesa al centro della sua corona regale. È a forma di croce latina, con i bracci che si intersecano nelle reciproche metà. I bracci sono svasati verso le estremità, è in oro tempestato di pietre preziose.

Longobardi, come tutte le popolazioni barbariche, raramente raffiguravano figure umane o animali. Un'eccezione è data dalla Chioccia con i pulcini, scultura in argento dorato e lavorata a sbalzo, raffigurante una chioccia con i suoi sette pulcini. Le otto piccole sculture sono poste su di un piatto base di rame che sostituisce l'originale che era in argento. Fu probabilmente fatto eseguire da Teodolinda, ed è riprodotto nella lunetta del Duomo di Monza come uno dei doni offerti dalla regina a San Giovanni Battista.

L'Evangeliario di Teodolinda, a suo volta, sfoggia un'elegante custodia in oro, decorata con pietre preziose, ed è un capolavoro dell'antica oreficeria cristiana.

Altro gioiello risalente a quel periodo è la Corona Ferrea. È strutturata in sei placche rettangolari di oro legate fra loro da cerniere e vincolate da un anello di ferro interno. La tradizione narra che il ferro fu ricavato da un chiodo con cui fu crocefisso Gesù Cristo e da qui ne discende il nome. Le placche sono decorate da gemme, smalti e rosette d'oro che creano un delicato insieme floreale. Il valore della Corona Ferrea è fortemente simbolico: è la corona con cui furono incoronati re d'Italia e re conquistatori, fino a Napoleone.

Tutti questi gioielli sono custoditi presso il Museo del Duomo di Monza, chiesa che deve la sua fondazione alla stessa Teodolinda: a lei si deve l'erezione di un oraculum (cappella della regina) di pianta a croce greca, del quale oggi rimangono solo i muri perimetrali.

Teodolinda - Croce di Agilulfo - 

La croce di Agilulfo è una croce in oro, tra i capolavori dell'oreficeria longobarda, risalente all'inizio del VII secolo e conservata a Monza nel tesoro presso il Museo Serpero (Museo del Duomo). Incerta la funzione originaria del manufatto, realizzato comunque con certezza durante i primi anni del VII secolo, comunque prima della morte di Agilulfo, avvenuta nel 616.Mentre lo stile complessivo è tipicamente bizantino per la forma e la disposizione dei sei pendagli, la decorazione risente di influenze barbariche: questo rende più probabile una realizzazione eseguita nell'ambito del regno longobardo.

È possibile allora che si trattasse di un pendente appeso alla corona regale, appartenuto ad Agilulfo.

 


I domini longobardi dopo le conquiste di Agilulfo

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LA PENISOLA ITALICA TRA IL 476 E 800


BREVE NOTA BIOGRAFICA SU CARLO MAGNO

 Con il crollo dell’impero romano d’Occidente, l’Europa occidentale fu invasa da popolazioni barbariche che provenivano dalle steppe del nord e dell’est. Unni, goti, vandali, longobardi, sassoni e franchi si divisero il bottino di quello che era stato l’impero di Roma. Ma furono i franchi, durante il regno di Carlo Magno, a ricostruire un vasto impero che si estendeva su gran parte dell’Europa occidentale e centrale. Ancora oggi Carlo Magno è considerato come uno dei più grandi sovrani del Medioevo.

IL CONQUISTATORE CRISTIANO

Carlo Magno nacque nel 742 d.C. Era figlio di Pipino il Breve, re dei franchi dal 751 e grande difensore della Chiesa cattolica e del papa. Quando Pipino morì nel 768, Carlo ereditò, insieme al fratello Carlomanno, il regno e la corona dei franchi. Dopo la morte di Carlomanno nel 771, Carlo Magno restò l’unico sovrano di un regno che si estendeva sulla Francia, la Svizzera e su parte della Germania.

Negli anni seguenti Carlo Magno invase l’Italia per aiutare il papa contro i longobardi e, dopo la vittoria, ottenne il titolo di re dei franchi e dei longobardi e di protettore di Roma. Nel 775 iniziò una campagna contro i sassoni che si trovavano nella Germania settentrionale e li convertì al cristianesimo. Tre anni dopo combatté, ma senza successo, contro gli arabi musulmani in Spagna. Si rivolse poi alla conquista dei cechi e degli slovacchi e riuscì a sottomettere gli avari in Ungheria e in Austria.

LA CORONA IMPERIALE

I successi militari di Carlo Magno furono riconosciuti ufficialmente la notte di Natale dell’anno 800, quando nella chiesa di San Pietro a Roma fu incoronato imperatore dei romani dal papa Leone III.

LA RINASCITA CULTURALE

Carlo Magno non fu solo un grande guerriero, ma anche un uomo di cultura. Costruì scuole e chiese e invitò i più famosi studiosi di tutta Europa alla sua corte; chiamò inoltre i migliori architetti e scultori a costruire nuovi palazzi e cattedrali per la sua corte itinerante. Egli avviò poi una serie di riforme politiche per unificare il regno: ordinò l’uso della stessa moneta in tutti i suoi territori e impose le stesse leggi a tutti i suoi sudditi.

Carlo Magno morì nel 814 e fu sepolto nella cattedrale di Aquisgrana. Il suo impero restò unito fino all’843, quando fu diviso dai nipoti in tre parti. La sua fama però restò grande negli anni a venire e influenzò molto il futuro dell’Europa. Per la prima volta erano state unite le terre cristiane dell’Europa occidentale ed era stato formalmente riconosciuto il potere della Chiesa cattolica romana.

 

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